Statua Sant’Oronzo, lettera al Ministro Franceschini

Alla cortese attenzione del Sig. Ministro per i Beni Culturali Dott. Dario Franceschini

 

Ill.mo Sig. Ministro per i Beni Culturali, Dott. Dario Franceschini, come Lei certamente già saprà, qui a Lecce è in corso una diatriba in merito alla ricollocazione della statua di Sant’Oronzo, e conseguente sostituzione con un sosia.
Il Santo Patrono, protettore dei salentini, in un momento di difficoltà come quello attuale, rappresenta ancor di più un simbolo di speranza. È inconcepibile quindi la sostituzione con una sua scimmiottatura, finta e pasticciata.
Questa faccenda di Sant’Oronzo è uno scandalo. Scandalo non per la statua, questa volta, ma per il decoro, il buon gusto, la cultura, il nome di Lecce.
Il risultato di una riproduzione, la storia lo insegna, è piuttosto grossolano. E’ già una bella prodezza che venga fuori qualche cosa, ma certo la finezza della scultura autentica va in buona parte perduta. Le copie dei cavalli di San Marco, solo per fare un esempio, sembrano piuttosto delle vacche volanti.
La copia, in alcuni casi, viene resa difforme dall’originale ad arbitrio dei realizzatori: due colpi di martello, un colpo di lima, eccetera eccetera. Tuttalpiù si mettono le copie, quando sono stati rubati gli originali.
Il vetroresina, poi, con il passar del tempo si deforma. Non parliamo poi di ciò che avverrebbe nel momento di colorare questa copia per metterla in patina. Succederebbe che dal restauro si passerebbe alla pura scenografia, un lavoro da tecnici di Cinecittà o del teatro dell’Opera. Anche ammesso che si riesca a trovare una soluzione d’aspetto gradevole, la patinatura artificiale è assolutamente instabile nel tempo. In capo a pochi mesi o anni potremmo avere risultati incredibilmente pessimi.
Sarebbe più saggio, alla luce di tali considerazioni, ricollocare il santo li dov’era ed intervenire periodicamente, come avviene in Francia.
La statua, non a caso, ha tutt’altro significato se la si vede nel posto per il quale era stata pensata. Il santo, infatti, raffigurato con la mano benedicente, sembra proteggere dall’alto tutta la città di Lecce, e sulla propria veste pare essersi posata lieve la manina santa di un ignoto artigiano veneziano.
La replica, al contrario, sarebbe una soluzione completamente avulsa dal contesto storico tutelato, anacronistica e riduttiva dello scenario architettonico presente nell’invaso della piazza di eccezionale rilevanza.
Una valida alternativa potrebbe essere costituita dall’utilizzo di un ologramma della scultura originaria, visibile sulla sommità della colonna.
Ovvero, demandare la scelta ad un concorso di idee, vagliando proposte di artisti contemporanei capaci di reinterpretare secondo il proprio gusto, un Sant’Oronzo al passo con i tempi.
Non sarebbe da escludere, inoltre, l’idea di un plebiscito, al fine di far decidere ai cittadini il suo destino.
Che spavento difendere da una parte il passato e altresì non mummificare il presente…

Cordialità
arch.Luca Fiocca componente Dipartimento Cultura Movimento Regione Salento