Con riferimento all’articolo del quotidiano “Il Paese Nuovo” del 17/11 u.s. dal titolo “Regione Salento? La più povera d’Italia” riportante le dichiarazioni rilasciate dai docenti universitari che hanno partecipato il giorno precedente al convegno “L’imbroglio della Regione Salento”, è doveroso fare alcune puntualizzazioni ed evidenziare alcuni aspetti che consentono di svelare la tendenziosità e l’inattendibilità delle considerazioni ed affermazioni (il loro “imbroglio”) di carattere economico fatte dai detti docenti, alcuni dei quali beneficiano di contratti di collaborazione con la Regione Puglia presieduta da Vendola “ capo” del partito SEL. In generale, appare totalmente improprio il riferimento alla Regione Calabria il cui sistema socio-economico- produttivo, caratterizzato da un sistema di imprese operanti in settori produttivi a bassissimo valore aggiunto e da elevati livelli di reddito assistenziale ed improduttivo (anche questo assume rilevanza nelle statistiche) non è minimamente confrontabile con quello delle tre province salentine. Nello specifico, la capacità delle tre province di produrre ricchezza non può essere misurata, come ben dovrebbero sapere i “docenti” , riferendosi solo a dati economici riferiti all’ultimo anno 2009 rispetto all’anno precedente ed alle medie nazionali, poiché il trend evolutivo di detta ricchezza va misurato su un arco temporale significativo in modo da trarre elementi utili per verificare la sussistenza o meno dei fenomeni strutturali e dinamici che possono rappresentare i pilastri su cui programmare lo sviluppo socio-economico di una specifica area geografica. Ebbene, atteso che l’intera Regione Puglia è ben lontana dalle medie dei parametri economici nazionali, come forse sanno anche i “docenti”, per quanto riguarda la futura Regione Salento può tornare utile, anche ai “docenti”,rendere noti i seguenti dati resi pubblici dall’ISTAT ed elaborati da IPRES, istituto di ricerca della Regione Puglia: nel periodo 2001-2008 , il Valore Aggiunto delle tre province salentine è aumentato del 29.94% rispetto alla media regionale risultata pari al 22.40% della Regione Puglia, da ciò risulta chiaramente che l’economia del territorio salentino ha contribuito più di quello di Bari e Foggia (insieme incrementatosi solo del 17.38%)alla crescita della ricchezza prodotta in tutta la Regione dando pertanto prova del maggiore dinamismo economico e del maggior potenziale di crescita che caratterizza il territorio; il Valore Aggiunto delle tre province è pari al 43% dell’intera regione. Analoga situazione sussiste relativamente al Prodotto Interno Lordo ( P.I.L.) complessivo. Relativamente al PIL pro-capite, i dati riferiti all’anno 2009 evidenziano che, rispetto al valore medio della regione Puglia pari a E. 16.730, quello della provincia di Taranto è pari a E. 16.877 e quelli di Lecce e Brindisi sono pari rispettivamente a E. 16.429 ed a E. 16.020, tutti sostanzialmente in linea con il dato regionale. Il trend di crescita del PIL pro-capite nel periodo 2005-2009 è risultato pari a 1.07 per Brindisi e Lecce e 1.01 per Taranto (crisi della siderurgia e dell’indotto) mentre, per esempio, Bari ha registrato l’ 1.05.Infine, con riferimento al reddito annuo disponibile per famiglia, nel 2008, il totale prodotto nelle tre province è stato pari a E/ML. 24.208 pari al 44% dell’intera regione mentre, secondo gli ultimi dati ufficiali riferiti alle entrate tributarie regionali( anno 2006 per IRAP,IRPEF a livello centrale ed IRPEF addizionale regionale), il gettito tributario prodotto dalle tre province è stato pari a circa il 43% del totale regionale.

In base a tutto quanto qui detto, le dichiarazioni fatte dai “docenti” del partito SEL appaiono fuorvianti, improprie , imprecise e, quindi, strumentali allo scopo di sminuire la portata economica che assumerà la futura Regione Salento che, tra i suoi scopi, ha quello di autodeterminare il proprio modello di sviluppo sulla base delle notevoli livelli di patrimonio e di opportunità presenti sul territorio ma,anche, sulla base delle opportunità presenti in alcune delle direttrici attuative del federalismo fiscale nell’ambito delle quali potrà condurre il proprio percorso realizzativo; ciò senza sottostare ad intermediazioni, quasi tutte al ribasso, e senza subire gli effetti negativi che si stanno abbattendo sul futuro dei conti della Regione Puglia. I contraccolpi di ciò, stando così la situazione, saranno maggiormente sentiti dalle aree geografiche come quelle salentine già finora meno “importanti” di altre nelle decisioni che assicurano maggiori favori ed attenzioni atteso che altre vengono, invece, considerate, a prescindere, più capaci di svolgere il ruolo di “pilota” e di “faro” dello sviluppo dell’intera regione.

Il Paese Nuovo 17/12/2010
di Umberto Fanuzzi
Economista del Cantiere Salento

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