Il Venerdì di Repubblica si schiera sulle ragioni del “no” alla Regione Salento.

Fin qui nulla di strano, anzi. Mi inorgoglisce una così ampia partecipazione al dibattito.

Ma il settimanale, che affida a Mauro Favale, figlio del più noto giornalista Rai Marcello, un pezzo sul tema, parla di una martellante campagna pubblicitaria – e  riporta quelli che vengono definiti “loop” trasmessi da quella che definisce “la più importante e conosciuta emittente del territorio, Telerama”. Ossia: “La regione Puglia non esiste nella storia, è stata solo una scelta burocratica, siamo vittime del Baricentrismo e la salentinità è un sentimento, una condizione psicologica”.

Favale ricorda anche le contrarietà del governatore Vendola e del ministro Fitto, e lamenta il fatto che sulle mie reti non troverebbero grande spazio gli sponsor del “no” e che non si parli dei costi che l’operazione comporterebbe.

Perché è questa la presunta “anomalia” che strumentalmente Repubblica mi attribuisce: il condizionamento dell’informazione delle mie televisioni. Uno schema che, se volessi, potrei liquidare con un “da che pulpito viene la predica”, ma che invece intendo affrontare a viso aperto. I miei giornalisti hanno “colto la notizia”, come si dice in gergo, di un dibattito che ho rilanciato come cittadino e come imprenditore del Salento, preso atto, ed in questo non mi sento affatto solo (sono più di diecimila le adesioni su facebook, più di cinquecento tra docenti universitari, intellettuali, magistrati, professionisti e personalità della società civile e tante adesioni al movimento, ogni giorno di più), del fallimento del “Grande Salento”, una sorta di nobile sinergia fra le tre Province di Lecce, Brindisi e Taranto che non ha prodotto i risultati sperati in mancanza di risorse e poteri decisionali.

Che le ragioni del “no” alla Regione Salento non trovino spazio su Telerama non è assolutamente vero, possiamo rassicurare il Favale jr.  Già l’aver ripreso nel telegiornale l’articolo del Venerdì di Repubblica ne è una dimostrazione, visto che il settimanale fa intendere da che parte sta in maniera anche piuttosto spigolosa.

In merito all’ altra obiezione, quella sui costi dell’istituzione di una nuova regione, sono settimane che ripetiamo che la Regione Salento potrebbe addirittura ridurre i costi di gestione della regione Puglia, che rappresenta oggi uno degli apparati burocratici più complessi e costosi d’Italia. Si pensi solo che ha più dipendenti della Lombardia (che ha il doppio degli abitanti della Puglia), e gli emolumenti e le buonuscite dei consiglieri, tra i più elevati se non i più alti d’Italia.

Ribadiamo ancora una volta che la Regione Salento potrebbe essere un esempio di ente virtuoso, a partire dallo Statuto, per tutti gli altri perché nasce in un periodo in cui si guarda con attenzione alla spesa pubblica. Oggi una famiglia è oculata nel fare la spesa sin dall’inizio del mese, è attenta negli acquisti a rate. Oggi le imprese tagliano i costi superflui e tentano di innovare per stare sul mercato. Una nuova Regione partirebbe con un nuovo background perché è figlia di questo momento storico, in cui il clientelismo, i contributi a pioggia e gli sprechi devono necessariamente lasciare il passo ai risparmi e alla progettazione. Inoltre, rispondendo alle illazioni del “Venerdì”, ribadiamo che non ci sono secondi fini da parte di nessun componente del movimento, ed è miope, in un’analisi giornalistica, non notare come ci sia una forte mobilitazione della società civile in tutto questo.

–        Così come è miope non approfondire le Ragioni di una battaglia coraggiosa, che ci si aspetta che stampa autorevole e d’opinione apprezzi. Sono decenni che prendiamo atto di un dato, che è consolidato indirizzo politico. La distribuzione delle risorse avviene secondo il parametro Bari-70%, resto delle Puglie-30%.

–        Perché non si entra nel merito della questione e si vuole ridurre il dibattito ad un “tycoon delle mie tv che per ora non ha molto seguito”?

–        Come giustifica il giornalista il fatto che l’Alta Capacità – Velocità riguardi il solo tratto Bari – Napoli tagliando fuori il Salento, come già avvenne per l’Autostrada?

–        Come si pone dinanzi all’assenza di un’arteria che colleghi Lecce con Taranto?

–        Come si pone Repubblica rispetto alle politiche energetiche che stanno distruggendo le nostre campagne e vedono gli enti locali subire scelte nazionali e “regionali”, scelte effettuate da chi non conosce, di fatto, il territorio?

–        Come si pone il “Venerdì” dinanzi ad una richiesta di Referendum popolare per dar voce ai cittadini sul tema, una richiesta democratica almeno quanto quella di decidere le leadership tramite le primarie?

–        Perché Favale utilizza la contrarietà di Fitto e Vendola come una sciabola nei miei confronti e nei confronti del Movimento, invece di riconoscere la mia autonomia e quella delle mie televisioni rispetto alla politica e alla casta?

–        Perché definire subdolamente “scissionista” un movimento che non intende affatto effettuare scissioni o secessioni, nel tentativo di incollare un’etichetta negativa all’idea?

Senza voler mutuare il metodo delle 10 domande (anche perché mi limito a porne otto), invito l’autore dell’articolo a notare tutto quanto elencato, ed a dimostrare vera e autentica democrazia e libertà concedendomi il diritto di replica, visto che nessuno di noi è stato interpellato da chi accusa altri (cioè Telerama) di mettere in atto delle censure. Ed oggi altri (cioè Telerama), ha dato ampio spazio nel notiziario all’articolo del Venerdì.

Il Venerdì di Repubblica 24/09/2010
di Paolo Pagliaro
Presidente
Movimento Regione Salento
Comitato Referendario per il SI alla istituzione della Regione Salento

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