Chi si è recato ai Musei Vaticani ed ha scelto l’itinerario che porta alla Cappella Sistina avrà notato che nella Galleria delle carte geografiche, situata all’inizio del percorso, due sono le carte che raffigurano la Puglia: quella del Salento e quella della Capitanata (Gargano e Tavoliere ).
Già questo basterebbe per evidenziare come sin dai tempi della antichità il Salento abbia costituito una realtà economica e culturale, della quale la geografia non poteva che prendere atto e rappresentare sul piano cartografico, delineandone i confini rispetto ad altre zone della Puglia.
Spetta senz’altro agli storici ed agli antropologi sottolineare gli aspetti che fanno del Salento un’area non soltanto geografica, ma culturale e sociale. Il compito degli studiosi delle istituzioni è, in primo luogo, quello di recuperare la memoria storica.
Ciò detto, il progetto del Salento come Regione durò nel breve arco di tempo che va dal 17 dicembre 1946 sino al 29 ottobre 1947.
Fu ad opera di Giuseppe Codacci Pisanelli, nato a Tricase ed eletto all’Assemblea costituente, che fu approvata nella seconda sottocommissione della Commissione per la Costituzione ( Commissione dei 75 ), la proposta di istituire il Salento come Regione.
Alcune delle motivazioni di quella proposta sono senz’altro superate dallo sviluppo della economia salentina, ma indubbiamente rimane valido, ancora oggi, quanto osservava l’on. Codacci Pisanelli : “ L’aspirazione del Salento a costituirsi come regione autonoma è assai antica. Una richiesta in tal senso fu avanzata sin dal 1860, all’epoca, cioè, dell’unificazione d’Italia. Gli abitanti della zona hanno sempre tenuto a chiamarsi Salentini; “ Salentine “ furono chiamate le ferrovie costruite nella zona da una società all’inizio del secolo. L’aspirazione del Salento a costituirsi in Regione è stata sempre sostenuta senza chiasso o violente manifestazioni esteriori, ma con fermezza e decisione, perché la popolazione locale è stata sempre amante dell’ordine e ha un innato rispetto dell’autorità costituita. Gli abitanti del luogo sono convinti che la loro aspirazione non possa nuocere all’unità del Paese, raggiunta dopo tante fatiche e sanguinose lotte, a cui gli stessi Salentini hanno partecipato, e che essi quindi volgiono che ad ogni costo sia mantenuta “.
L’illustre uomo politico evidenziava, inoltre, come “ nella Capitanata, nella terra di Bari e nel Salento esistano notevoli differenze di struttura economica “, aggiungendo “ che in queste tre zone si hanno varie tonalità nel dialetto, il che sta a provare una diversa origine etnica delle popolazioni locali “ e, inoltre, che “ fra i diversi motivi che consigliano di addivenire alla costituzione della Regione del Salento, non bisogna dimenticare questo che, con il distacco di tale zona dal resto della Puglia, non si avrebbe più una sola Regione di così eccessiva lunghezza com’è l’attuale regione pugliese. Né va dimenticato che, se la città di Brindisi dovesse continuare a fare parte di una stessa Regione con centro la città di Bari, il porto di Brindisi, che è uno dei più sicuri sul litorale adriatico, sicuramente non verrebbe sfruttato”.
Quanto sono lungimiranti queste parole ogni salentino si può rendere conto.
Fatto sta che , come dicevamo, nella seduta del 17 dicembre 1946 la proposta di istituire la “ Regione del Salento “ venne approvata, mentre furono respinte le analoghe proposte di istituire la regione emiliano-appenninica e la regione Daunia, comprendente la zona del Tavoliere.
Il “sogno”, però, durava poco, in quanto già il 1° febbraio 1947 la Commissione dei 75, in seduta plenaria, approvava un ordine del giorno con cui sospendeva ogni decisione in merito alla istituzione delle nuove regioni, in attesa di accertamenti presso gli organi locali delle popolazioni interessate.
Nel passaggio del progetto di Costituzione dalla Commissione alla Assemblea costituente il riferimento al Salento, nell’elenco delle regioni, fu cancellato ad opera del Comitato di redazione, ( chiamato anche “ Comitato dei 18 “ ). Restano scarse tracce della attività di questo organo, per alcuni il “ vero organo motore della Costituente “ , dato che non fu fatta alcuna verbalizzazione delle riunioni , per cui non è dato comprendere le ragioni che spinsero i componenti del Comitato di redazione a eliminare il Salento dall’elenco delle Regioni.
Di certo, secondo testimonianze dirette, si fanno risalire lo stesso schema della Costituzione e la raccolta delle disposizioni generali ad una riunione informale tra il Presidente Ruini ed alcuni tra i rappresentanti politici più significativi, come l’on. Aldo Moro. E questo sembrerebbe, dunque, avvalorare quanto affermato dall’on. . Mario Vito Stampacchia , il quale sostenne in assemblea che la decisione di cancellare la “ Regione del Salento “ sia stata presa “ …ad opera di quattro o cinque che si sono visti nel pomeriggio del 27 luglio di quest’anno “.
Ciò provocò, comunque, la reazione dell’on. Codacci Pisanelli, il quale affermava, nella seduta del 29 ottobre 1947, che “ In ogni modo, il Comitato di redazione doveva limitarsi a coordinare, e coordinare non equivale a modificare. Qui sono state soppresse alcune regioni che erano state incluse dopo accurata discussione e dopo votazioni . Sono state soppresse, senza che al Comitato di redazione fossero stati dati questi poteri. Ritengo perciò che l’articolo 123 debba essere presentato all’Assemblea nella formulazione adottata nel progetto di Costituzione e non nella attuale formulazione“.
Ma, la proposta di ripristinare la formulazione adottata nel progetto di Costituzione diversa da quella recepita dal Comitato di coordinamento non passò anche per l’atteggiamento ufficiale del Gruppo Democratico Cristiano, rappresentato dalle parole dell’on. Moro. “Noi non intendiamo con questa votazione precludere la possibilità che in avvenire, ad opera delle Assemblee legislative, dopo studi seri ed attenti sulla realtà economica, politica, geografica , sociale delle regioni interessate, dopo più attenta e più seria consultazione delle popolazioni interessate, si giunga ad un diverso assetto delle circoscrizioni regionali. Ma se volessimo anticipare questo momento, mentre siamo sollecitati dall’urgenza di terminare i nostri lavori, noi correremmo il rischio di non creare un serio assetto regionale in Italia, determinando piuttosto delle circoscrizioni le quali obbediscano a criteri di opportunità contingente “.
Poiché il cammino verso il referendum consultivo – che rappresenta l’obiettivo principale del Comitato promotore – non sarà certo facile è bene, dunque, tenere presente sin d’ora la lezione che si trae dalla vicenda dei lavori preparatori della Costituzione, per impedire che abbiano più a verificarsi degli autentici “colpi di mano” in danno delle popolazioni salentine; affinchè, cioè, non si ripeta quanto avvenne con la cancellazione della “Regione del Salento” dall’elenco delle regioni che di lì a poco sarebbero state istituite con l’approvazione della Costituzione attualmente in vigore.
Nuovo Quotidiano di Puglia 26/08/2010
di Vittorio Raeli
Magistrato Corte dei Conti
1 Comment
by luigi
credo che oggi, i tempi sono maturi per la costituzione della Regione Salento. Perché non sottoporre la questione con un referendum consultivo