Processo alle intenzioni: considerazioni sulla futura copia della statua di Sant’Oronzo a Lecce, già definita, da qualcuno, radical chic
L’inguacchio è servito. Lecce, definita un tempo, la Firenze barocca del sud, è sempre più verosimilmente e stabilmente somigliante alla Firenze tarocca del sud.
Una brutta copia, indegna e disonorevole, troneggia su di uno sbiancato piedistallo, quasi a voler simboleggiare un restauro radical chic, riflesso del sinistrismo di maniera di certi ambienti culturali d’élite, che si atteggiano a sostenitori e promotori di riforme o cambiamenti politici e sociali più appariscenti e velleitari che sostanziali. I soliti perbenisti, finti moralisti, che idealizzano falsamente la cultura, cercando di farla apparire come qualcosa di ultraterreno.
Il tutto è un falso dal principio alla fine. Falsa la replica, sosia di quella autentica, maldestramente restaurata. Falso il luccichio artefatto della colonna sbiancata fino all’inverosimile. Falsata anche la statua antica, che un pennello sacrilego ha ritenuto giusto ricoprire con un trasparente, rendendola brillante e lucente anch’essa.
Tutto è dura e arida finzione.
Dietro un aspetto esteriore sgargiante ed artificioso, si nasconde una realtà fatua, un’essenza effimera, illusoria, menzognera.
E se da una parte si celebra la magnificenza di un’opera imbalsamata a dovere, dall’altra se ne vede impotenti la distruzione e l’oblio.
Un orpello, insignificante e dubbio, prende il posto del Sant’Oronzo originario, patinato dal tempo e nel quale palpitava la vita dei secoli, vita che non abbandona mai i monumenti finché sopravvive qualcosa al suo posto.
Quella vita fu spenta; ma come fosse la vendetta d’un nume, fra le mani dei sacrileghi, quel monumento rimarrà freddo e scolorato come una statua di sale…
Arch. Luca Fiocca
Dipartimento Cultura Movimento Regione Salento