Elaborazione di Umberto Fanuzzi responsabile area economica del Movimento Regione Salento Lecce 27 dicembre 2012
In presenza della prossima tornata elettorale politica, quasi certamente si esaurirà in anticipo il mandato amministrativo in base al quale l’attuale giunta regionale e consiglio regionale hanno governato in questi ultimi anni. In relazione a ciò, sembra opportuno analizzare quanto finora realizzato in termini di sviluppo economico dall’organo decisorio amministrativo con particolare riferimento agli specifici interventi finanziari posti in campo i cui risultati sono ritenuti straordinari e sono sempre più mediaticamente pubblicizzati ed enfatizzati dai principali rappresentanti istituzionali. Ci si riferisce ai dati regionali relativi all’occupazione, all’export ed alla ricerca ed innovazione tecnologica a fronte dei quali questo elaborato si pone l’obiettivo di renderle realisticamente valutabili alla luce delle risorse impegnate e dei risultati effettivamente conseguiti.
Con riferimento all’occupazione, va rilevato che, dopo essersi entusiasmati per i 55.000 nuovi posti di lavoro che risultavano essersi incrementati nel II° trimestre del 2012 rispetto al I°, è passato in sordina il decremento registrato nel III° trimestre rispetto al II° che è stato pari a 18.000 unità mentre, invece, si è confrontato il dato del periodo con quello dell’anno precedente evidenziandone la crescita. Tali dati, pur rappresentando una inversione di tendenza rispetto agli anni 2009-2011, vanno però rapportati a quelli registrati nell’anno 2008 che presentavano un’occupazione di 1.286.777 unità contro le 1.258.000 del III° trimestre 2012 (lo stesso numero di unità del 2000!) con una differenza quindi di – 28.777 unità. Circa l’origine delle variazioni verificatesi, in assenza di analisi appropriate svolte dalla task-force regionale, si ritiene siano da ricercare nella regolarizzazione di lavoratori dei settori agricolo e del turismo con contratti prevalentemente a tempo determinato piuttosto che ad un incremento dei lavoratori dell’industria e delle costruzioni in profonda crisi come attesta l’incremento del 24% del numero di ore di CIG nel periodo gennaio-ottobre 2012 del 24% rispetto allo stesso periodo del 2011 coinvolgendo circa 64.500 lavoratori ed il trend storico che attesta un incremento del 265% nel 2011 rispetto al 2008. Va, inoltre, rilevato che il tasso di occupazione registrato nel III° trimestre 2012 pari al 45.7% mentre nel 2008 era pari al 46.7% e quello della disoccupazione negli stessi periodi è stato pari al 13.8% ed all’11.6% (quello della disoccupazione giovanile è pari al 34.6% contro il 31.6% del 2008). Naturalmente detti dati vanno interpretati in relazione alla crisi economica che si sta attraversando. Comunque, non traggono quei benefici attesi con l’impiego dei 271 ml impegnati dalla Regione con il suo Piano Straordinario per il Lavoro, avviato due anni fa per fronteggiare la pesante perdita di occupati. Esso prevedeva la creazione in un anno di 38.335 nuovi posti di lavoro; i suoi effetti, allo stato, possono essere quantificati in circa 6.000 nuovi posti previsti cui aggiungere poche altre unità impegnate in contratti di apprendistato trasformabili in assunzioni a tempo indeterminato. A questo proposito, sarebbe opportuno chela task-force regionale, il cui costo annuo non è inferiore a E. 500.000, con apposito report rendesse noti i risultati effettivi finora conseguiti.
Relativamente all’export, non passa giorno che non si richiamino gli incrementi percentuali che esso registra; l’ultimo dato si riferisce al III° trimestre 2012 che si è chiuso con un incremento dell’8.3% rispetto al trimestre precedente. Anche in questo caso, prendendo atto del positivo trend di crescita che perdura dal 2009 ( nel 2011 + 42.18%) e precisando che gran parte dell’export è attribuibile a settori produttivi in cui operano grandi imprese e multinazionali, si ritiene più opportuno analizzare non solo il flusso delle esportazioni ma anche l’ammontare del saldo della bilancia commerciale allo scopo di determinarne l’impatto reale dell’economia. In presenza di un saldo negativo come quello rilevabile al giugno 12 in ml 664 e per gli anni precedenti (2011: ml -3.764 e 2009 ml -1.445 con un incremento pari al 158.69%), a fronte del miglioramento dell’export si verifica un più consistente incremento del saldo negativo della bilancia commerciale che in sostanza annulla tutti i benefici enfatizzati ed evidenzia la perdita di competitività del sistema delle imprese. E’ anche ricorrente il richiamo ai positivi effetti prodotti sulle esportazioni dall’azione 6.3.2 del POR che ha impegnato (salvo altri successivi atti) con DGR n.750/09 risorse per ml 28,362 quale sostegno all’internazionalizzazione dei sistemi di impresa. La partecipazione a tali”missioni e viaggi” da parte delle piccole imprese (l’87% di quelle pugliesi occupa da 1 a 9 dipendenti) è sostanzialmente preclusa poiché sprovviste di un minimo assetto organizzativo tale da farle affrontare i mercati esteri. Occorrerebbe, a tale proposito, predisporre strumenti finanziari idonei ed efficaci finalizzati al sostegno ed incentivazione di programmi orientati della crescita dimensionale delle piccole imprese consentendo loro di raggiungere quella più adeguata per introdursi e svilupparsi nei mercati internazionali.
Con riferimento ai continui richiami fatti circa le significative (molto pubblicizzate) risorse finanziarie poste a disposizione del sistema della ricerca ed innovazione tecnologica con diversi strumenti ed azioni, occorre rilevare che esse sono quantificabili nel periodo 2009-2012 in circa ml 408 di cui il 62% assegnate a specifici programmi di investimento che sono tuttora in corso di realizzazione. Ciononostante, il sistema della ricerca, appannaggio delle grandi imprese, rimane caratterizzato, come attestato dagli Indici di innovazione determinati dall’UE che, con riferimento ad un range compreso fa 0 minimo e 1 massimo, posiziona la Regione Puglia, per quanto riguarda la spesa in ricerca delle imprese, ne quantifica l’indice nel 2011 nello 0,24 (contro lo 0,22 del 2007) e, quella del sistema pubblico di ricerca, nello 0,45 (contro lo 0,39 del 2007) e dall’Indice di sviluppo determinato nell’ottica di Europa 2020 da Confindustria per le Province pugliesi tutte posizionate nella parte bassa della graduatoria per province, da evidente “nanismo” atteso che la spesa regionale per la ricerca rappresenta solo il 2% di quella nazionale, che la sua incidenza sul PIL regionale è solo dello 0.79% (14esima in Italia) contro una media nazionale dell’1.26%, che il numero degli addetti è pari al 3.1% del totale nazionale e che il loro numero su 1.000 abitanti è pari a 1,7 contro la media nazionale di 3,8, che risulta la 15esima regione per numero di brevetti depositati e che è risibile il numero delle invenzioni e dei modelli di utilità prodotti. Risultati spiegabili con l’eccessiva polverizzazione del sistema delle imprese che non riesce o non sa fare massa critica e con il mancato trasferimento delle conoscenze fra Università e grandi imprese a favore delle PMI. A tale proposito, si ritiene opportuno introdurre nel corpo degli avvisi e dei bandi per l’assegnazione delle risorse finanziarie due fattori che possono consentire la maggiore partecipazione delle PMI: agevolare la stipula di Contratti di Rete ed introdurre una sorta di “clausola di preferenza” quale impegno da assumere da parte delle grandi imprese assegnando, quale requisito specifico, un punteggio aggiuntivo per ciascuno di essi agli altri determinati ai fini della valutazione di merito dei programmi.
Da quanto fin qui riportato, non può non rilevarsi che non basta emettere bandi ed avvisi per assegnare risorse ma occorre definire una chiara politica di sviluppo basata su obiettivi realistici e concretamente raggiungibili magari limitati ma rispondenti alle esigenze di miglioramento della competitività dei settori trainanti dell’economia pugliese.
27/12/2012
di Umberto Fanuzzi
Responsabile Area Economica
Movimento Ragione Salento