TARANTO – Presidente Pagliaro, lei è uno dei principali promotori, anzi, forse il principale, dell’iniziativa Regione Salento. Ci può spiegare di che cosa si tratta?
“Si tratta della necessità, ormai consolidata, di andare oltre il progetto del grande Salento e riproporre un’idea antica che, dal 1946 in poi, è più volte riemersa, rinverdendo i sogni della comunità tarantina, brindisina e leccese per far si che i salentini possano finalmente autodeterminare il loro destino.
Il rilancio di quest’idea della Regione Salento si traduce in un movimento trasversale con la partecipazione, nella fase costitutiva, di liberi professioni, dei sindacati, di intellettuali, imprenditori, associazioni, tutti esponenti della società civile. Negli anni, ci siamo posti in fase di ascolto e intercettato i bisogni del territorio, ricercando soluzioni concrete, arrivando alla conclusione che l’unico strumento possibile è la costituzione della Regione Salento.
Alla base del progetto c’è la convinzione che l’istituzione di una Regione Salento autonoma oggi sia indispensabile, sia per ragioni economiche, e anche storico-antropologiche. La Regione Puglia non esiste nella storia, è stata solo una scelta burocratica; un’espressione geografico-amministrativa, che nulla ha che fare con il trascorso storico caratterizzato da tre entità distinte e separate: la Daunia, la Peucezia e la Messapia.
Sin dall’antichità si registrano profonde divergenze tra le Puglie e il Salento con storie diverse, dialetti, culture, tradizioni popolari e gastronomiche. Il Salento è una vera e propria Regione. L’undicesima regione d’Italia su ventuno per numero di abitanti, 1.800.000, ovvero più di Sardegna, Liguria, Marche, Abruzzo, Friuli, Trentino, Umbria, Basilicata, Molise, Valle d’Aosta; vasta oltre 7.000 kmq, lunga più di 450 km.
I tentativi di costituire la Regione Salento sono stati numerosi. Proprio nel ’46, durante i lavori della Costituente, grazie ad un appassionato Codacci -Pisanelli, era prevista la regione Salento, poi sfumata in aula per un solo voto, esattamente undici mesi dopo, per un accordo a tutela di interessi economici baresi fra DC e PCI, con una regia del salentino Aldo Moro, che sa di beffa. Si tratta di rimettere le cose al proprio posto. C’è da chiedersi cosa sarebbe oggi il Salento se, 60 anni fa, ci fosse già stata la Regione Salento.
A me viene da pensare che l’autostrada non si sarebbe fermata a Bari; che i nostri treni non sarebbero quelli che sono, che forse il quadro della sanità presenterebbe un altro assetto, con una rete ospedaliera meno schizofrenica, che il porto di Taranto sarebbe già altra cosa, Lecce e Taranto sarebbero collegate con una quattro corsie, l’interporto sarebbe a Taranto, e potrei farle innumerevoli altri esempi”.
Che differenza c’è tra Regione Salento e Grande Salento?
“L’idea del Grande Salento è sicuramente una buona idea ed ha dato l’avvio a questa integrazione che sempre di più si sta realizzando fra le province di Brindisi, Lecce e Taranto. Però, ad oggi, il saldo è negativo.
L’idea del Grande Salento si rivela, per diversi motivi, insufficiente. Ed anche le persone serie, tenaci e professionali, come Pellegrino, Florido, Errico e oggi anche Ferrarese e Gabellone, non hanno raggiunto grandi risultati non avendo i poteri necessari. Credo che sia un diritto poter decidere in autonomia il nostro futuro. Ed è con questi intenti che oggi nasce il movimento che si chiama “Regione Salento”, con un comitato promotore per il Referendum al Si all’istituzione della Regione Salento. E’ in capo alle Regioni che risiede il potere amministrativo ed economico ed è per questo che dobbiamo puntare all’autonomia”.
Ha trovato terreno fertile tra le classi dirigenti e politiche del territorio? Chi ha aderito fin’ora e chi invece l’ha delusa?
“Il terreno fertile esiste e lo ritrovo quotidianamente, innanzitutto, fra i cittadini, il cui benessere costituisce il motore propulsore dell’iniziativa e della conseguente volontà di cambiare il sistema gestionale del nostro territorio. Basti pensare che è stato aperto un profilo su Facebook che in pochissimi giorni è arrivato a contare oltre 7.000 adesioni. Abbiamo condotto, inoltre, un sondaggio nelle province di Lecce, Brindisi e Taranto su 3.000 persone e i risultati sono straordinariamente a favore della costituzione della Regione Salento. Abbiamo anche interpellato opinion maker e personaggi della politica e i risultati sono straordinari.E poi esiste una forte condivisione del progetto tra le classi dirigenti e politiche, tra figure importanti della società civile e dell’imprenditoria, che stanno partecipando attivamente al progetto. E’ un movimento che parte dal basso, coinvolgendo tutti coloro i quali credono nell’autonomia del Salento. Nessuna delusione, quindi. Il processo di avvicinamento al sogno della costituzione della Regione Salento è inarrestabile e questo mi entusiasma. Ci tengo a precisare che il movimento è sganciato da ogni logica di appartenenza ai partiti ed estraneo a secondi fini, con l’unica volontà di valorizzare ed incrementare le risorse culturali ed economiche del territorio”.
A Lecce e Brindisi c’è grande fermento sulla sua iniziativa. Taranto sonnecchia. Secondo lei ha influito la recente iniziativa lanciata dal Presidente della Provincia, Gianni Florido (Terra Jonica) oppure è un problema diverso?
E’ vero, a Lecce e a Brindisi c’è grande fermento, ma anche a Taranto la situazione non è differente. Ci sono numerosi esponenti della società che hanno sposato e stanno sostenendo il progetto attivamente. Lo stesso Presidente Florido è stato il primo dei tre Presidenti a dichiarare un forte interesse all’idea.
E poi, l’iniziativa Terra Jonica è assolutamente compatibile con la Regione Salento. Non c’è nessun problema. Oggi esiste la Regione Puglia, la Provincia di Taranto e il proprio marchio Terra Jonica. Domani, ci auguriamo possa esserci la Regione Salento con le tre Province, ognuna con la propria identità. Anzi, l’identità va tutelata.
Un esempio per tutti è la trasmissione di TeleRama“Terra dei due mari”che riunisce nello stesso contenitore Filia Solis per Brindisi, Terra Jonica Unica per Taranto e Salento d’Amare per Lecce all’interno della quale tre province costituiscono un eccezionale patrimonio di storia, di cultura, di tradizioni, conservando le proprie identità e peculiarità”.
In un Paese come il nostro, e in una condizione generale di crisi economica, dove il dibattito della cronaca è spesso incentrato sui tagli alla spesa pubblica (sanità, servizi, auto blu, stipendi di parlamentari e consiglieri regionali, provinciali e comunali) e dove da tempo si discute se tagliare o meno anche le Province, è necessaria una nuova regione?
“Una nuova Regione è indubbiamente necessaria! Non è assolutamente vero che i costi della politica sostenuti dai cittadini aumenterebbero. Un consiglio della Regione Salento conterebbe all’incirca 31 consiglieri, corrispondenti al numero dei salentini che attualmente siedono in Consiglio Regionale. E poi, quanto risparmieremmo se si potessero eliminare i costi previsti per le trasferte dalle zone periferiche salentine verso Bari? Non si tratta di istituire nuovi enti sulle teste dei cittadini; al contrario, si otterrebbe un notevole snellimento delle competenze e conseguentemente maggiore possibilità di dialogo fra province e regione. Inoltre, la prossimità delle competenze rispetto al territorio consentirebbe maggiore controllo e l’eliminazione di una serie di sprechi, più volte riscontrati e denunciati, poichè. E proprio il rapporto fra i cittadini e chi li governa costituisce l’antidoto di tali sprechi”.
Che cosa lega, tra di loro, territori apparentemente così diversi e distanti, come quelli della Regione Salento?
“Guardi, non credo che si possa parlare di diversità. Sono tantissime le cose che ci legano. Basta attingere dalla storia per scoprire che sin dall’antichità, ma soprattutto in età medievale, eravamo un’unica comunità culturale e amministrativa, penso principato di Taranto e successivamente alla Terra d’Otranto. Ma penso al futuro! In prospettiva della legge federale, la costituzione della Regione Salento, ci consentirebbe maggiore potere e maggior voce nell’interlocuzione con il governo nazionale e con la comunità europea. Un aspetto più importante è la possibilità di sganciarci dal baricentrismo che per troppo tempo ha isolato il nostro territorio. Il vero collante fra le Province è dato quindi dalla comune matrice culturale e dal forte interesse economico teso a garantire il benessere di tutti”.
La prossima settimana il comitato promotore costituirà il movimento “Regione Salento”. Quali sono i tempi e le aspettative?
“I tempi saranno i più brevi possibili. A settembre organizzeremo una grande manifestazione in cui presenteremo la “Carta delle Priorità” del movimento. Inviteremo tutte le personalità di spicco, le istituzioni e i cittadini in un convegno che sarà una sorta di “Stati Generali” della Regione Salento, con l’obiettivo di arrivare al referendum consultativo per poter ottenere la costituzione della regione Salento. I modi li stabilisce la legge in maniera chiara e univoca: l’art. 132 del titolo V della costituzione ci mette nelle condizioni di raggiungere l’obiettivo. Si può con legge costituzionale, disporre la creazione di nuove Regioni con un minimo di un milione di abitanti (noi ne abbiamo 1.800.000), quando ne facciano richiesta tanti consigli comunali che rappresentino almeno un terzo delle popolazioni interessate alla costituenda regione, e la proposta sia approvata con referendum dalla maggioranza delle popolazioni stesse. Solo così la volontà popolare può sbarcare in Parlamento, dove deve essere approvata attraverso una legge costituzionale. Se i salentini decideranno che è arrivato il momento di puntare sull’autonomia il sogno si potrà realizzare e, nella prossima consultazione elettorale.
Taranto Sera 03/08/2010