“La Puglia nella storia non esiste: è solo il frutto di una scelta burocratica”. “La salentinità è un sentimento, una condizione psicologica, un privilegiato rapporto d’amore”. “Il Salento non è fabbro del suo destino”. Sono le coordinate di pensiero di chi vuole la Regione Salento e ha fatto passi concreti per la raccolta delle firme, in modo da promuovere il referendum. Una rivoluzione che partirebbe dal basso o dall’alto, secondo i punti di vista.
Il Tacco d’Italia, della Puglia troppo lunga, una parte del Tacco d’Italia, reclama identità per i suoi abitanti (1.800.000): “Diventassimo regione, saremmo l’undicesima in classifica”.
Il Tacco reclama identità e lanci strali al “Baricentrismo”, ossia alla filosofia di interventi che “dà il settanta per cento a Bari e il restante trenta alle altre province”. Faccio fatica a districarmi in una materia che potrebbe essere la continuazione del solito derby fra poveri. “Potrebbe”. Perchè i promotori, che fanno capo all’editore televisivo Paolo Pagliaro, insistono sulla nobiltà dell’iniziativa, avvertita come prioritaria già dal “profeta” Giuseppe Codacci Pisanelli, ai tempi della Costituente. Il Grande Salento ha risorse turistiche, culturali. Ha una notevole vivacità artistica (non guasta). Ha comunque potenzialità enormi. Fra l’altro, ho ascoltato un’intervista all’economista Federico Pirro. Che si è dichiarato favorevole alla nascita della nuova Regione. Si o no? Pro o contro? Sono terrorizzato ogni volta che si deve combattere una guerra di religione, in un’Italia divisa fra Nord e Sud. Divisa fra destra e sinistra.Divisa fra Berlusconi e…resto del mondo. In un’Italia avvezza a continue battaglie muscolari. Soprattutto nei dibattiti. Penosi dibattiti che sconfinano in diatribe petulanti. E che mai producono risultati seri, in gradi di dettare agende costruttive. Per il bene del Paese e di tutti. Siamo messi male e trovo che stiamo facendo i tifosi da stadio pure nella ricostruzione dell’Unità d’Italia. Meridionalisti da una parte. Settentrionalisti dall’altra. Verità vere e verità quasi vere dopo 150 anni. Ho ragione io. Hai torto tu. E viceversa. Ecco, questa vicenda del Grande Salento corre il rischio di essere strumentalizzata, di creare confusione. Ho letto di politici favorevoli. Di politici contrari. Di politici tentennanti. Che stanno pensando gli eventuali voti che possono produrre le due posizioni. Eppoi i Comuni: Lecce non si esprime, Brindisi respinge…”La parola ai cittadini”, si grida. Giusto. Ma i cittadini del Salento conoscono il problema? Sono interessati? O avranno l’ennesima crisi di rigetto, vedendo i rappresentanti del popolo inseguire ennesime poltrone, mentre loro sono travolti dalla crisi? “Il Salento potrà trarre vantaggi dal Federalismo fiscale”, si sostiene. Però si sostiene pure una tesi diversa: “Saremmo ancora più divisi e più deboli contro il Nord e la lega che hanno nel proprio vocabolario la parola secessione”. Insomma, noi meridionali preferiamo buttarci nelle imprese difficili. Siamo coraggiosi. Amiamo molto i derby.
Corriere del Mezzogiorno 23/12/2010
editoriale di Gianni Spinelli