“Il porto di Brindisi è morto per le scelte politiche che hanno puntato solo sullo sviluppo dell’infrastruttura barese”. Lo ha detto ieri il Presidente della Provincia di Brindisi, Massimo Ferrarese, ricordando come qualcuno poco più di un anno fa parlava di un accordo di programma di 1 miliardo di euro per il porto di Brindisi.

Peccato fossimo in piena campagna elettorale, era il 28 di maggio del 2009. Fuor di metafora, questa è la più classica delle “promesse da marinaio”.
Scopriamo che non c’è in realtà un solo euro per il porto di Brindisi mentre la Provincia si sta attivando per far approvare almeno 80 milioni di euro per realizzare il Terminal Crociere.

Ci lascia piuttosto perplessi la dichiarazione in tal senso della vicepresidente della Regione Puglia Loredana Capone: “La competizione è col mondo, Bari e Brindisi devono essere uniti e fare un discorso strategico pugliese, per competere in un mondo che è globale”. La competizione insomma non deve essere fra i porti di Bari e Brindisi, ma più ampia. Una competizione rivolta al resto del Mediterraneo.

Siamo d’accordo, ma come mai, per competere con il resto del mondo (e sino ad ora perdere questa “competizione”), si deve investire sempre e solo su Bari? Dovremmo essere grati alla Regione di questo?
Non vorremmo davvero che l’unico investimento “dedicato al Salento” rimanga quella distesa di pannelli fotovoltaici nelle nostre campagne e il conseguente allarme di infiltrazioni della criminalità al seguito.

07/02/2011
di Marco Renna
Il Portavoce
Movimento Regione Salento

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