L’intervento del Presidente Paolo Pagliaro sulla Gazzetta del Mezzogiorno del 22 maggio 2022:
Immaginare uno sviluppo del turismo senza investire in infrastrutture moderne ed efficienti, è un paradosso. Eppure, accade in Salento, condannato da decenni a collegamenti arretrati e carenti. Se questo divario venisse finalmente colmato con politiche mirate e concrete, le sue potenzialità e le già rodate capacità imprenditoriali sarebbero davvero libere di esprimersi al massimo. Invece, infrastrutture e trasporti inadeguati restano la palla al piede del nostro territorio.
Se parliamo di trasporto aereo, è innegabile il divario tra l’aeroporto del Salento e quello di Bari, che fa da asso pigliatutto catalizzando nuove rotte internazionali e i collegamenti nazionali soprattutto verso la capitale e Milano. A Brindisi restano solo le briciole nonostante la vocazione turistica del Salento.
È uno squilibrio che ho evidenziato anche in una mozione che ho presentato più di un anno fa, per impegnare la Giunta regionale a potenziare l’aeroporto salentino.
Altra cosa che contesto da tempo è un errore di visione di fondo che in questo caso riguarda anche Bari: è sbagliato incentivare prevalentemente i voli in uscita verso altre mete turistiche, peraltro in concorrenza con le nostre, senza promuovere l’incoming. Bene che si consenta ai salentini e ai pugliesi di viaggiare in maniera diretta e più comodamente verso alcune mete, ma bisognerebbe lavorare soprattutto per portare qui da noi i turisti, dal nord Europa e dagli altri continenti. C’è una strategia da capovolgere: portare economia e non esportarla.
Quando parliamo di aeroporti, va anche ricordato che ci sono altre infrastrutture da valorizzare: Grottaglie, Galatina e Lepore. Per Grottaglie, è da decenni che si annuncia un’apertura ai voli civili nazionali soprattutto per Roma e Milano, a servizio dell’utenza del territorio ionico e del materano. Promesse da marinaio anche per l’aeroporto di Galatina, che sarebbe dovuto diventare l’hub privilegiato per i voli charter verso le destinazioni turistiche di tutto il mondo. E poi Lecce Lepore, dove concentrare i piccoli aerei. Se quest’articolazione non restasse un libro dei sogni, metterebbe le ali al nostro turismo e alla nostra economia.
Un altro grosso limite è determinato dalla mancanza di collegamenti su gomma e ferro, a cominciare dall’aeroporto di Brindisi con le destinazioni di vacanza dell’intero Salento. I progetti sbandierati, alcuni anche contestati, resteranno su carta ancora per anni.
Altra battaglia storica del Salento è quella per l’alta velocità fini a Lecce, che non può fermarsi a Bari. Nei giorni scorsi è stato inaugurato il primo tratto dell’AV Napoli-Bari, peraltro con armamenti ferroviari realizzati paradossalmente da una società nata a Lecce nel 1903 e diventata leader del settore. Non mi stancherò mai di ripetere che l’Italia inizia a Santa Maria di Leuca e non finisce a Bari, e che il Salento ha diritto a collegamenti veloci e diretti, senza dover fare tappa, cambi e soste a Bari. La Regione deve uscire dalla logica del baricentrismo e rimettere in equilibrio i trasporti e le infrastrutture su tutto il territorio regionale. Per non parlare della vergogna del trasporto ferroviario locale, con le littorine a gasolio da Far West delle Fse che impiegano 2 ore e 50 minuti per collegare Lecce a Gagliano del Capo. Mentre attendiamo ancora la Metropolitana di superficie.
E ancora, le strade incompiute: la statale 275 Maglie-Leuca che aspettiamo da oltre 25 anni, la quattro corsie Lecce-Taranto, indispensabile per mettere in collegamento i due capoluoghi salentini. E la salentina meridionale 274, con cantieri fermi da decenni e un triste bollettino di incidenti anche letali soprattutto d’estate. Così come la regionale 8: progetti su progetti per realizzare finalmente strade a doppio senso di marcia, che oggi sono ancora delle mulattiere.
Tutto fermo anche per porti e porticcioli. Per quelli del Salento serve un’Autorità autonoma sganciata da Bari, che realizzi opere finora accantonate a vantaggio di altre aree: il terminal crociere a Brindisi, l’allargamento della banchina di Gallipoli dove gli ultimi lavori risalgono addirittura al 1980, il porto di Otranto e i tanti piccoli porticcioli di cui si avrebbe tanto bisogno per ospitare diportisti di ogni dove.
Visto questo scenario sconfortante, “destinazione Salento” resterà solo uno slogan finché non si concentreranno progetti e risorse economiche in questa direzione. Ma serve la volontà politica.
Parlando di turismo, “Salento” è diventato un brand ormai noto in tutto il mondo. Questo è un territorio che ha una forza attrattiva straordinaria per varie forme di turismo: d’eccellenza, religioso, culturale, di relax. E i punti di forza sono tanti: arte, enogastronomia, masserie, centri storici, beni culturali, spiagge e bellezze. Abbiamo sempre detto che dobbiamo lavorare per destagionalizzare il nostro prodotto, che dobbiamo diventare accoglienti e attrattivi tutto l’anno, ma ci ritroveremo sempre al punto di partenza perché c’è un problema atavico che riguarda proprio collegamenti e trasporti.
Dunque, bisogna porre le basi per una crescita reale partendo da questo nodo irrisolto, altrimenti ci ritroveremo di anno in anno a ribadire cose che tutti sappiamo ma che non cambiano mai, in questa gattopardesca “regia” del sistema dei trasporti in Puglia dove tutto continua a ruotare attorno a Bari.