Non sarà un cavillo burocratico a cancellare la volontà e il desiderio di centinaia di migliaia di cittadini di veder realizzato il progetto di una nuova Regione autonoma e distinta dalla Puglia.
Il lavoro svolto dal movimento per la Regione Salento non è il capriccio di pochi, ma il riflesso organizzativo di tantissima gente, stanca della solita vecchia burocrazia e assettata di partecipazione democratica e concretezza politica.
Oltre 60 comuni dei territori di Brindisi, Lecce e Taranto si sono espressi a favore del referendum consultivo sulla Regione Salento a dimostrazione del fatto che la questione è largamente e avvertita e comunque condivisa dall’anima democratica di molti consigli comunali.
Ora si vorrebbe mortificare quella genuina aspirazione civica aprendo un contenzioso sospetto e singolare che nulla ha a che vedere con la legittima contrapposizione d’opinione sulla Regione Salento, perché proprio la stagione del referendum sarà il tempo favorevole per un confronto e un dialogo attivo, costruttivo e responsabile e per un confronto civile e democratico.
Opporsi a questo, attivandosi in una ricerca affannosa per scorgere col lanternino il proverbiale granello in grado di mandare in tilt il meccanismo dell’attivazione delle energie democratiche significa sostanzialmente penalizzare i cittadini che proprio in virtù di una già scarsa rappresentatività politica e parlamentare chiedono di potersi esprimere.
Se i nostri parlamentari, nominati e non eletti, riconoscessero ancora il valore dell’indirizzo democratico senza invece averne paura, potrebbero cogliere l’occasione giusta per recuperare quel rapporto sfilacciato con i cittadini.
Se un politico ha veramente a cuore la storia e il destino della sua terra, di questa terra, certamente non impedirà il confronto in maniera preventiva, ma lo incoraggerà perché sarà la gente e il tempo a dire se un progetto avrà fortuna o meno, se avrà respiro o collasserà, se diventerà istituzione o rimarrà sogno.
Lo deciderà la gente e non i partiti e le nomenclature che dovrebbero, al contrario, contribuire ad interpretare questo processo.
Si faccia in modo che la battaglia per un maggior diritto di autodeterminazione economica e sociale per i salentini non diventi una guerra tra i soliti noti. E non si consenta che un cavillo burocratico schiacci un coinvolgente cavallo di battaglia.
09/01/2011
di Marco Renna
Portavoce
Movimento Regione Salento