Delrio, ministro per gli Affari Regionali, sta cercando di varare un ddl che prevede la eliminazione delle province e il raggrupparsi dei Comuni (in Unioni di Comuni o in altra forma aggregativa) che si dotino di una amministrazione intercomunale (non sovracomunale) che gestisca funzioni e servizi unitariamente e perciò in modo più efficace e/o con minori costi.

Lo stesso ministero, però, ha anche posta allo studio una proposta della Società Geografica Italiana (Sgi) di riordino della amministrazione pubblica substatale che prevede questo ma anche una diversa ripartizione del territorio nazionale in Regioni più piccole (più simili fra loro di quelle attuali per dimensione demografica e territoriale) perciò più consapevoli di necessità e ambizioni del territorio amministrato. Questa proposta è stata ormai definita e si attende che Delrio la faccia approvare in sede governativa e quindi dalla Commissione parlamentare Affari Istituzionali .

Il primo ddl, quello che non tocca le Regioni attuali, dovrebbe essere trasformato in legge prima della fine dell’anno per evitare che in primavera si debba votare per rinnovare le amministrazioni provinciali in scadenza (all’incirca l’80%). Ma se ciò avvenisse e quindi conseguentemente si procedesse alla liquidazione delle Province (riassegnazione delle competenze, ricollocazione del personale e delle attrezzature, ridefinizione della proprietà dei loro immobili, gestione dei debiti e crediti residui e quant’altro) non avrebbe senso che poi venisse trasformato in legge il secondo ddl che comporterebbe una simile operazione per le Regioni attuali. Quelle nuove sarebbero infatti strutture di nuovo conio che, fra l’altro, in alcuni casi porrebbero in discussione le attuali perimetrazioni regionali. Ad esempio Matera e il basso Molise potrebbero legarsi alla Puglia che si dividerebbe in tre: Daunia, Terra di Bari, Salento). Il personale, le attrezzature e gli immobili delle attuali Regioni potrebbero in parte essere dati in carico alle nuove amministrazioni. Sarebbe perciò logico che la chiusura amministrativa delle attuali Regioni e delle Province costituisca una operazione combinata anche per massimizzare la funzionalità del nuovo e i risparmi conseguibili. Delrio dovrebbe fare chiarezza. Non dovrebbe essergli difficile visto che ambedue i ddl fanno capo al suo ministero.

Si parla, poi, sia in un caso che nell’altro, dell’avvio delle Città Metropolitane. Così stando le cose sembrerebbe che si voglia metterle alla pari delle Unioni di Comuni (e cioè al di sotto delle Regioni) nonostante che esse per dimensione demografica, potenzialità produttiva e immagine debbano essere entità di peso nettamente superiore, punti di forza di un sistema Italia che trascini verso lo sviluppo l’intero territorio nazionale. Sembrerebbe più logico estrapolarle e porle gerarchicamente alla pari delle Regioni in modo che esse possano operare più efficacemente rapportandosi direttamente con lo Stato.

09/11/2013
di Roberto Telesforo
telesforo.ba@libero.it

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