Leggo che in Puglia l’ANCI per la gestione dei rifiuti è favorevole alla suddivisione del territorio in 6 Organi di governo d’ambito (Oga, uno per ogni provincia). Mi chiedo che senso ha fare riferimento a perimetrazioni, quelle provinciali, destinate ad essere annullate con la ormai certa scomparsa delle province.

Presso il Ministero degli Affari Regionali e delle Autonomie è insediata una commissione, di cui faccio parte, che, coordinata dalla Società Geografica Italiana (Sgi), sta varando un ddl costituzionale relativo al riordino del territorio. Esso allo stato prevede come punti fermi la scomparsa delle province e la riorganizzazione della amministrazione pubblica sub statale in nuove Regioni di dimensione più piccola di quelle attuali per rendere le loro amministrazioni più vicine fisicamente e mentalmente al territorio. Esse a loro volta sarebbero articolate in aggregazioni di Comuni obbligate a darsi una amministrazione intercomunale (non sovracomunale e quindi non elettiva ma di secondo livello) utilizzando il modello già normato della Unione di Comuni o altro di nuova concezione. Si è anche considerato che la suddivisione del territorio in relazione a specifici problemi (quello della raccolta e trattamento dei rifiuti, quello del’assistenza sanitaria e tanti altri) è attualmente, dal punto di vista territoriale, “a geometria variabile”. Ne discende che i “compagni di viaggio” di un Comune al passare da un problema all’altro sono molto spesso diversi. Ciò determina nel pubblico amministrare lungaggini, contrasti e sprechi, tutte negatività che si conterebbe di evitare rendendo obbligatorio che queste strutture specializzate di interesse pubblico facciano riferimento a uno o più distretti (allo stato sembra questa la denominazione preferita per le aggregazioni di Comuni) ma sempre per intero. Diverrebbero così più forti i rapporti fra i Comuni di uno stesso distretto e quelli fra i diversi distretti ma anche quelli interpersonali fra gli amministratori. Ne deriverebbe, ritengo, maggiore qualità dei loro atti e del loro “fare”.

Il governo dovrebbe allora accelerare la definizione del riordino territoriale e invitare quanti in questo momento stanno per organizzare servizi avvalendosi di ripartizioni territoriali a soprassedere e ad attendere che quel ddl, eventualmente emendato, divenga legge e quindi essenziale punto di riferimento.

In quella commissione ho lanciato anche l’idea di mettere le Città Metropolitane al di fuori delle Regioni ponendole gerarchicamente al loro stesso livello. Così facendo le Regioni risulterebbero più equilibrate perché la eventuale presenza al loro interno di una Cm risulterebbe sicuramente “ingombrante” per i distretti, realtà di peso inevitabilmente assai minore. Le Cm non sarebbero subalterne alle amministrazioni regionali (che potrebbero anche essere di segno politico diverso) poiché interloquirebbero direttamente con lo Stato e quindi opererebbero con maggiore snellezza e funzionalità divenendo veramente trainanti per lo sviluppo dell’intero Paese. Così come ci si attende.

11/10/2013
di telesforo.ba@libero.it

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