Pubblichiamo il testo integrale dell’intervista al Presidente del Movimento Regione Salento Paolo Pagliaro

Il Comune di Lecce è uno dei 146 comuni della futura Regione Salento.

Io sono leccese e non mi sento per niente tradito dalla mia città, perché ho la consapevolezza che l’80% dei cittadini leccesi, la stragrande maggioranza dei consiglieri comunali, degli assessori, il sindaco, il vice sindaco, il Presidente del Consiglio e il difensore civico sono favorevoli alla costituzione della Regione Salento. Questa è Lecce.
Sicuramente questo dato sarà confermato quando si voterà per il referendum.
Chi ha deciso di non decidere e quei pochi consiglieri che si sono sentiti in diritto di votare “no”, vivono una “democrazia controcorrente”. La politica dovrebbe incoraggiare la partecipazione della società civile che noi rappresentiamo a pieno; la politica dovrebbe esultare quando il popolo rivendica la sua sovranità. Colmare le distanze fra il paese reale e il palazzo, vuol dire per noi proprio questo: spalancare i portoni del potere.

La Regione Salento è un argomento che crea imbarazzo, come sostiene il portavoce dell’opposizione in Consiglio comunale, Antonio Rotundo?

Io non so se crea imbarazzi fra i partiti. Noi sentiamo che i cittadini credono che quella della costituzione di una regione autonoma possa essere una grande e unica opportunità di sviluppo per la nostra comunità. Il nostro Movimento chiede a tutta la politica di sostenerlo o, almeno, di non porre veti. Ci poniamo in maniera razionale, pacata, moderata e ci sorprendono gli imbarazzi o le ostilità preconcette. Un altro grande risultato lo abbiamo raggiunto: oggi il tema della questione salentina è finalmente centrale nel dibattito. Una nuova regione vuol dire risorse, prossimità amministrativa, efficienza e risparmi. Si, risparmi: sarà una regione virtuosa, un esempio per le altre regioni italiane.
Il piano per lo sviluppo c’è, si chiama Cantiere Salento e ci sono intelligenze appassionate e qualificate al lavoro per una sorta di piano territoriale di coordinamento regionale che tenga conto delle priorità del Salento. La regione Puglia destina il 70% delle risorse a Bari e solo il restante 30% alle nostre province. Il piano dei trasporti, gli investimenti culturali, il marketing territoriale, poco importa la proporzione, all’incirca è sempre quella. Una Regione Salento che conterebbe 1.800.000 abitanti (l’11° d’Italia), circa la metà dei pugliesi delle Puglie e che produce un PIL che con il federalismo fiscale verrebbe rivalutato, avrebbe risorse enormemente superiori e totale autonomia nell’impegnarle. Abbiamo voglia di lavorare nell’interesse del territorio, di spendersi e di combattere per ottenere l’alta capacità-velocità che non può fermarsi a Bari e non subire come è già successo in passato, quando fu costruita l’autostrada, discriminazioni e un isolamento ormai inaccettate in cambio del quale abbiamo ottenuto l’Italsider e la centrale a carbone Federico II, ed ora la devastazione dei nostri campi per i parchi fotovoltaici e i rifiuti della Campania, tanto per fare degli esempi. La politica per noi è un interlocutore importante, ma non è né il nostro padrone né tantomeno la nostra meta. Interpretiamo un sentimento. Vogliamo riempire di contenuti l’agenda della politica, questo si. Qualcuno dice che vogliamo “invadere il campo”? Assolutamente No, esercitiamo il diritto-dovere, come cittadini, di partecipare.

Pensa che i consiglieri di maggioranza abbiano avuto paura di esprimere il loro voto alla luce del sole condizionati dal fatto che lei, oltre a essere il presidente del comitato per il referendum, è anche l’editore di una televisione che ha un certo peso nell’informazione locale?

Credo che i consiglieri di maggioranza abbiano avuto paura di esprimere il proprio voto, visto che si erano espressi pubblicamente a favore del referendum o della Regione Salento, solo per non scontentare i propri leader di partito, nonostante, vivendo fra la gente, sappiano perfettamente qual è la posizione dei cittadini leccesi sull’argomento. Riguardo al mio essere editore, nulla ha a che vedere con il mio impegno nel movimento regione Salento, movimento trasversale al quale hanno aderito migliaia di persone della cosiddetta società civile, professionisti, docenti universitari, magistrati, semplici cittadini. Essere editore è la mia unica occupazione da sempre, il mio impegno quotidiano, è la mia vita, la mia passione, il senso di tutto. In questo percorso professionale sono sempre stato attento alla funzione sociale di questo ruolo, al territorio, alla sua valorizzazione, alle sue criticità. Questo percorso è il mio background e ne vado fiero. Altra cosa è dire che le mie radio e le mie televisioni siano al servizio del movimento. Non lo consento a nessuno. E’ un tentativo strumentale che fallisce all’origine, perchè i salentini hanno stima di Telerama e di chi ci lavora con impegno e passione. I giornalisti di Telerama hanno colto l’importanza della notizia, questo si è vero. Di fatto come la state cogliendo voi. Il consenso si allarga naturalmente perchè la gente percepisce la lealtà, la nobiltà e la purezza dell’idea, non ci sono “indottrinamenti” in corso. A volte penso davvero che dell’opinione pubblica siano in tanti a non aver rispetto. Io sul rispetto dei telespettatori e quello dei cittadini ho costruito la mia vita.

Lunedì consegnerete la carte alla Corte di Cassazione per la richiesta del referendum. E’ soddisfatto?

Un primo importante obiettivo è stato raggiunto, la conferma che la prospettiva di costituire una regione autonoma è un sentimento diffuso su tutto il territorio e anche fra gli amministratori locali, i sindaci e i consiglieri comunali. Il sogno è che i cittadini del Salento possano finalmente essere “fabbri del loro futuro”, riappropriarsi della facoltà di scegliere la direzione, le priorità.
Il 20 dicembre saremo a Roma per depositare all’ufficio centrale della Corte di Cassazione le richieste dei consigli comunali per l’indizione del referendum ai sensi dell’art. 132 comma 1 della costituzione. Il tempo per confrontarsi sui contenuti, sul perchè il movimento e i suoi tanti iscritti vogliono la Regione Salento, profondamente europea, orgogliosamente italiana, è un tempo vicino.
Con la certezza che noi, ve lo garantisco, continueremo a parlare ai volti e non ai voti.

Corriere del Mezzogiorno 17/12/2010

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