Presidente Gianfreda, lei è favorevole o contrario all’’Istituzione della Regione Salento e alla richiesta di indire il Referendum per sentire cosa ne pensano le popolazioni interessate?
Sono senz’altro favorevole per una serie infinita di motivi.
La baricentricità di questa Regione è sempre più evidente, non solo con la marginalizzazione dell’interporto di Surbo a favore di quello di Bari, che di fatto taglia l’intero grande Salento dal traffico del Mediterraneo dopo l’apertura del canale di Suez ai traffici mediorientali. Ancor più, perché è evidente nelle tre provincie che ne dovrebbero far parte, una infrastrutturazione di gran lunga inferiore a quella esistente nel barese. A tutto ciò si aggiunga il riparto percentuale dei fondi comunitari, che prevedono per il nostro grande Salento solo il 30% delle risorse disponibili. Questa percentuale a mio avviso, dovrebbe essere ribaltata con il 70% a favore delle provincie di Lecce, Brindisi e Taranto per bilanciare la carenza delle infrastrutture. Naturalmente occorre però che le tre province abbiano una progettualità di fondo in base alla quale utilizzare tali risorse. Ad esempio si potrebbe fare il dragaggio del porto di Taranto, il disinquinamento della zona Tamburi sempre a Taranto, il prolungamento ferroviario dalla stazione di Brindisi all’aeroporto, la utilizzazione delle ferrovie sud-est, come metropolitana di superficie con il suo conseguente ammodernamento, la individuazione di tutte le emergenze storico-culturali e archeologico-monumentali delle tre provincie, la loro classificazione e la sistemica ristrutturazione. L’obiettivo è far si che questa Regione Salento di 1.800.000 abitanti, che tra l’altro sarebbe l’undicesima regione Italiana per grandezza, possa rappresentare insieme al barocco leccese, l’area più interessante per il turismo internazionale. Accanto alla sensibilizzazione dei consigli comunali per la richiesta del referendum, occorre far crescere la consapevolezza dell’importanza della costituzione della Regione Salento, in chi è impegnato nelle Istituzioni, nelle Provincie, nelle Camere di Commercio, Nei Sindacati, nelle associazioni di categoria, nell’Università, nelle Pro loco e così via, anche perché questa non è una proposta estranea al panorama politico nazionale, visto che già nel 46 fu presentata dall’on.Codacci- Pisanelli e bocciata perché mancò il voto di Moro favorevole alla baricentricità. Tuttavia nonostante tutte queste considerazioni a favore, ritengo che l’iter sia complesso e difficile. Non bisogna comunque scoraggiarsi, del resto tutte le grandi rivoluzioni partono da intuiti utopici. Da parte mia sarò promotore insieme ad altri consiglieri regionali di una iniziativa consiliare, affinchè da subito si corregga la ripartizione dei fondi comunitari a favore delle tre provincie che dovrebbero comporre la Regione Salento, almeno in funzione del numero di abitanti.
Il Salentino 28/08/2010
di Pantaleo Candido