L’INTERVISTA

ALLA RICERCA DELL’ AUTONOMIA . LE RAGIONI A FAVORE

Per il responsabile tarantino del movimento vi sono ragioni storiche ed economiche a sostegno dell’idea VERSO IL REFERENDUM?
Il referente a Taranto del movimento per la Regione Salento, il dott. Marcello Bellacicco.
Per la Regione Salento si va verso il referendum Bellacicco: «Un progetto concreto, diventare autonomi da Bari».
Procede a vele spiegate anche a Taranto, grazie al contributo del referente locale Marcello Bellacicco, il progetto di istituzione della “Regione Salento”. C’è lo statuto, c’è lo stemma, c’è un sito internet (www.pompefotovoltaiche.com) dal quale estrarre ogni informazione utile, ci sono i quesiti referendari da sottoporre ai cittadini, c’è un ben preciso disegno finalizzato a rendere la Regione Salento autonoma, separandola dal resto della Puglia. Questo per ragioni storiche e culturali, ma anche di prospettive di sviluppo economico,
negate, negli ultimi quarant’anni, a causa della politica baricentrica da sempre attuata della Regione Puglia. Eppure, ricorda Bellacicco, la nostra regione rappresenta solo una mera espressione geografico-amministrativa, non sovrapponibile al suo trascorso storico, caratterizzato da tre entità territoriali distinte e separate: la Daunia nella Puglia settentrionale, la Peucezia nella Puglia centrale e la Messapia nella Puglia meridionale. Differenze sostanziali, che affondano le radici addirittura nel Medioevo, e che non sarebbero state tenute in considerazione negli anni ’70 dai politici dell’epoca, in particolare dal democristiano (barese) Aldo Moro, sostenitore della costituzione di una regione, la Puglia (una “invenzione burocratica”, dice Bellacicco), in cui Bari deteneva una posizione di privilegio. Rendere autonomo il Salento, e quindi le province di Taranto, Brindisi e Lecce, significa ragionare con lungimiranza sul futuro di questo territorio, che costituirebbe l’undicesima regione italiana per popolazione. Circa 200 i comuni che avrebbero manifestato l’assenso e che si preparano ad affrontare l’argomento in sedute monotematiche dei rispettivi consigli.
Il primo venerdì scorso a Miggiano, provincia di Lecce. “La Costituzione, dice Bellacicco, dà la possibilità ad ogni cittadino di esprimere la propria opinione attraverso un referendum. Con questo strumento daremo voce
a tutti i salentini, chiedendo loro di sostenere la nascita della nuova regione”. Occorrerà che 1/3 dei comuni dell’area salentina,
rappresentativi di una popolazione di 600mila abitanti, si esprimano a favore del referendum che potrebbe tenersi anche il prossimo
anno. Alle critiche che parlano di tentativo di secessione e di possibile aumento dei costi, Bellacicco replica: “Qui il modello leghista non c’entra nulla. La proposta si basa su una realtà incontrovertibile: oltre alle differenze storiche e culturali, va considerato che il 70 per cento delle risorse riservate alle regioni resta a Bari. Alle altre province, solo le briciole”. Quanto ai costi, si replica che, lungi dal costituire un nuovo “carrozzone amministrativo”, la Regione Salento comporterà notevoli risparmi di cassa poichè ad incidere in maniera determinante (per circa il 50%) sugli stipendi dei consiglieri regionali salentini sono le trasferte a Bari. “La forza di questa idea, conclude Bellacicco, non è di natura politica. Anzi, il movimento è apartitico e aperto ai contributi di tutti, nessuno escluso. E’ forse per questo che diamo fastidio a qualcuno”.

La Gazzetta del Mezzoggiorno 04/09/2010
di Sabrina Esposito

 

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