Caro Gianni,

caro “cervello fino salentino” che non sei altro!

Il tuo commento su 20 centesimi della vigilia di Natale dimostra ancora una volta, qualora ce ne fosse bisogno, il tuo spessore culturale, umano e politico.

Allo stesso tempo dimostra l’onestà intellettuale dell’Osservatorio, che ogni mattina leggo con gusto e con interesse.

La vostra posizione in merito alla vicenda “Regione Salento” risulta così critica ma non faziosa. Del resto per una testata è un titolo di merito quando “parla in faccia”, quando si manifesta una posizione in maniera aperta, senza attuare strategie subdole o innescare retro pensieri.

Mi onora la definizione di “guerriero salentino”, anche se, ci tengo a precisarlo, il mio Movimento non rappresenta una dichiarazione di apertura di ostilità nei confronti di nessuno, ma è una battaglia di territorio.

La politica spesso mutua il linguaggio della guerra, del conflitto. E dunque la mia precisazione è tesa a rivendicare il fatto che non ci siamo mai inseriti, e mai lo faremo, in un dibattito politico che oggi assume i toni dello scontro permanente, del tutti-contro-tutti-a-favore-di-pochi.

Vorrei cogliere l’occasione, dopo tanti componenti, per scogliere il tuo dubbio sulla “consapevolezza” delle mie azioni.

Quando affronto una sfida, qualsiasi essa sia, nella mia vita ho seguito un unico schema, un’unica strategia: metterci dentro tutto me stesso.

L’aver “incassato” il SI al referendum partendo dai piccoli Comuni per poi arrivare ai capoluoghi non è stata una scelta tattica. Il comitato promotore ha inviato a tutti i Consigli dei 146 Comuni del Salento la medesima richiesta in contemporanea. Per cui è stata una mera casualità la cronologia degli eventi. Sono di conseguenza costretto a riconsegnare al mittente l’elogio della mia sagacia!

Sono invece assolutamente ed orgogliosamente convinto che la nostra battaglia per la Regione Salento abbia rappresentato il solido pavimento su cui il Governatore Vendola abbia steso (finalmente!) il tappeto rosso ai tre Presidenti delle Province del Grande Salento.

Giovanni Pellegrino ebbe l’intuizione di questo soggetto interistituzionale insieme a Michele Errico e a Gianni Florido. Ma le rivendicazioni dell’epoca (oltre cinque anni fa!), sono le medesime che oggi portano la firma di Gabellone, Ferrarese e dello stesso Florido. Cosa è cambiato? Non Vendola, che era ed è il Presidente della Regione Puglia. E’ cambiato soggetto-non soggetto interistituzionale Grande Salento oggi ambisce, almeno nelle mie corde, a diventare Ente-Regione.

Non amo la parola “scissione”, non mi appartiene. Ma la rivendicazione di essere Regione autonoma (che è la definizione propria che gradisco) ha sicuramente trasformato l’intuizione di cinque anni fa in un sentimento popolare verso un obiettivo concreto e tangibile che ha innalzato il potere contrattuale del nostro territorio.

Questa “strategia” è consapevole, questo è voluto. Ed è voluto perché ci è dovuto.

Far sì che si rompesse lo schema dell’”elemosina” per sostituirlo con quello della progettualità e dell’equa ripartizione delle risorse era, è e sarà il nostro primo step.

Ma attenzione! Non saremo allodole che specchiandosi in queste promesse baresi si faranno chiudere nelle gabbiette, piuttosto leoni pronti a ruggire d’ira per un’attesa ingiusta e mortificante, Un ruggito con cui auguro a te a tutti i lettori: “Buon 2011, che sia l’anno della Regione Salento”.

 

l’Osservatorio 20Centesimi 03/01/2011
di Paolo Pagliaro
Presidente
Movimento Regione Salento

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