“L’Italia è composta da 23 Regioni”: dal prossimo anno i libri delle scuole elementari rischiano di essere mandati in ristampa in blocco. Alle 20 già esistenti potrebbero aggiungersene a breve altre tre: Romagna, ‘Principato di Salerno’ e Salento. E’ uno dei primi ‘effetti collaterali’ della riforma federale allo studio in Parlamento. Il nuovo assetto istituzionale spinge gli amministratori locali ad industriarsi nel timore di vedere ridotti i trasferimenti di denaro dal governo centrale. Una operazione che fa leva anche sul rinforzarsi di sentimenti popolari di appartenenza territoriale oltre che, in alcuni casi, su rivendicazioni di carattere storico. I tre nuovi organi regionali sono ad un passo dalla nascita. Quella che a molti sembrava soltanto una boutade, magari messa in atto per farsi pubblicità, ha invece solide basi giuridiche: la creazione di nuove Regioni è prevista dalla Costituzione. L’articolo 132 precisa che “si può con legge costituzionale, sentiti i Consigli regionali, disporre la fusione di Regioni esistenti o la creazione di nuove Regioni con un minimo di un milione d’abitanti”. Ma la Carta impone anche condizioni restrittive, ovvero che “ne facciano richiesta tanti consigli comunali che rappresentino almeno un terzo delle popolazioni interessate” e che “la proposta sia approvata con referendum dalla maggioranza delle popolazioni stesse”. E’ la strada che ha scelto di percorrere il “Principato di Salerno”. La nuova Regione coincide con il territorio dell’attuale Provincia di Salerno, la seconda in Italia per estensione, che raccoglie poco più di 1 milione e centomila abitanti e 158 Comuni. Il comitato promotore, guidato dal presidente provinciale Edmondo Cirielli del Pdl, ha già raccolto le adesioni di più di un terzo dei consigli comunali e depositato la richiesta di referendum presso la Corte Suprema di Cassazione. Il voto per la nascita del ‘Principato’, chiamato così perché fa riferimento al passato longobardo della città, – prevede Cirielli – “potrebbe avvenire già a giugno 2011”. Stesso percorso è quello scelto dai promotori della ‘Regione Salento’. Formato dalle province di Brindisi, Lecce e Taranto, il nuovo organo amministrativo regionale raccoglie circa 1 milione e ottocentomila abitanti. Ci sarebbero più abitanti – rivendicano i promotori che “non nelle Regioni Sardegna, Liguria, Marche, Abruzzo, Friuli, Trentino, Umbria, Basilicata, Molise e Valle d’Aosta”. Contro la Regione Salento, però, un comitato contrario al referendum ha presentato ricorso alla Corte di Cassazione, che deve esprimersi sulla richiesta di referendum, asserendo che non c’é l’adesione di un terzo dei consigli comunali interessati. Diversa la strada scelta per la nascita della Romagna. Il progetto è portato avanti dalla Lega Nord che ha presentato un progetto di legge alla Camera dei deputati che raccoglie le firme di parlamentari legisti e del Pdl. L’idea del Carroccio prevede una semplice ‘scissione’ tra Emilia e Romagna con quest’ultima che acquisirebbe le province di Rimini, Cesena-Forlì e Ravenna. Ed è prevista anche la abolizione dei tre enti provinciali perché – si spiega Gianluca Pini della Lega Nord – “un solo ente garantisce risparmi enormi”. Anche in questo caso è necessaria una consultazione popolare. In tutti e tre i casi, l’approvazione del referendum richiede che vada a votare più della metà degli aventi diritto e che oltre il 50% si dichiari a favore della nascita della nuova Regione. I comitati promotori per convincere i propri cittadini hanno riscoperto antiche tradizioni, ma spesso è la voglia di ‘scissione’ che prevale su quella di ‘unione’. Così in Romagna si chiede di dividersi dalla ricca e ‘rossa’ Emilia; in Salento il riferimento è alle radici greche in contrasto con la guida barese della Regione Puglia. Nel Salernitano, invece, il dito è puntato contro il ‘napoli-centrismo’ che governa la Regione Campania e attira tutte le risorse destinate a tutto il territorio regionale.
ANSA 19/01/2011
di Teodoro Fulgione