Paolo Pagliaro, presidente del “Comitato Regione Salento”: siamo salentini non pugliesi.

TORONTO – Il sito c’è già, (pompefotovoltaiche.com) ora manca la Regione. Una richiesta è già stata fatta, e respinta, ma per il presidente del “comitato Regione Salento”, Paolo Pagliaro, si tratta solo di «un formalismo». «Ritorneremo in pista – promette Pagliaro – agganciandoci al treno del Principato di Salerno e insieme contiamo di andare al referendum per la primavera del 2012».

Siete ottimisti?

«Siamo abbastanza ottimisti perché c’è un forte sentimento popolare. Nella direzione del Federalismo è necessario che le Regioni abbiano un struttura nuova, moderna, lontana dalle Regioni che oggi dimostrano di essere un caravanserraglio di gestione e un colabrodo di costi e spesa pubblica».

Il Salento sarebbe diverso?

«La nuova Regione vuol dire maggiore governo di prossimità, gestione delle risorse in maniera adeguata. In Puglia paghiamo lo scotto di un “Bari-centrismo” della spesa dove il 70 per cento dei soldi pubblici viene gestito da Bari e provincia e solo il 30 per cento distribuito per le altre cinque Province. Il Salento è da sempre una Regione di fatto. Nella fase Costituente per undici mesi la Regione Salento è stata lì, poi cancellata per un solo voto per accordi politici dell’epoca. Hanno cancellato la nostra storia, la nostra tradizione».

Un problema d’identità.

«Assolutamente. La Puglia era divisa in messapi, peuceti e dauni, noi eravamo i messapi. E poi crediamo che il Salento sia una zona omogenea, conta un milione e ottocentomila abitanti, sarebbe l’undicesima Regione d’Italia. Verrebbe prima di Sardegna, Liguria, Marche, Abruzzo, Friuli Venezia Giulia, Valle d’Aosta, Umbria, Basilicata, Molise. Insomma sarebbe una Regione importante».

Non si rischia con la nascita di una nuova Regione di aumentare le spese?

«Non è così, perché ci sarebbero grandi risparmi a partire dal modello virtuoso di governance che si andrebbe ad istituire».

Chiudereste le Province?

«È un processo che ci consentirebbe di richiedere con più facilità l’abolizione delle Province e di tutte quelle strutture che non avrebbero più senso d’esistere. Consideri poi che la Regione Puglia è geograficamente la più lunga d’Europa, disomogenea e in competizione tra Puglia Nord e Puglia Sud. C’è una competizione infrastrutturale, ci sono i porti e gli aeroporti di Bari e di Brindisi in competizione».

Due Regioni concorrenti.

«Sì, per cui sarebbe giusto che ognuno determinasse le proprie scelte, le proprie priorità e le proprie esigenze».

Come legge queste spinte “ultrafederaliste” proprio per i 150 anni dell’Unità d’Italia?

«Noi non vogliamo secedere dall’Italia. Siamo fortemente italiani, cantiamo l’inno nazionale con la mano sul petto e amiamo il tricolore».

Però siamo salentini e non pugliesi…

«Siamo salentini, non siamo pugliesi e vogliamo annetterci all’Italia. Paghiamo un ritardo di 150 anni, siamo esattamente il contrario della Lega: vogliamo essere più vicini all’Italia e all’Europa, anche a livello infrastrutturale. L’autostrada si ferma a Bari, così come l’Alta velocità (del treno, ndr) dovrebbe fermarsi a Bari. Stiamo lottando e qualche risultato lo stiamo ottenendo. Vogliamo avvicinarci all’Italia e questa è una battaglia di rivendicazione ma principalmente di prospettiva e di futuro».

Quali sono le differenze tra baresi e salentini?

«C’è una differenza identitaria, di tradizioni, antropologica e direi quasi etnica. Abbiamo un dialetto diverso, mangiamo un cibo diverso, abbiamo storie diverse. La Puglia non esiste. Si chiamavano le Puglie non a caso…».

Corriere Canadese 16/03/2011
di Leonardo Molinelli

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