Leggendo l’articolo di Paolo Pagliaro… sono rimasta… come dire… perplessa… sconcertata… ammirata… dubbiosa. Non riuscivo a capire quali fossero i miei più profondi sentimenti riguardo all’argomento che mi passava sotto gli occhi. “Regione Salento”…. Qualcosa mi riportava indietro di vent’ anni… quando un giovane deputato di un piccolo Comune della nostra Provincia aveva lanciato l’idea bizzarra di una Regione sud-meridionalista da contrapporre alla politica baricentrista. ….” Mmah!”…, pensai allora, …sarà un bene? Forse sì. Ma oggi alle soglie del 150° anniversario dell’Unità d’Italia la mia perplessità sulla nascita di una nuova Regione diventa ancora più forte e prepotente. E penso e ripenso ai fatti della nostra storia vecchia e nuova… del Nord e del Sud. Alla storia di oggi… così strana… frammentaria… senza senso di appartenenza. … ” Allora forse è un bene”…mi dico, per uscire dal mio imbarazzo… perchè… “un popolo senza la conoscenza della propria storia, origine e cultura, è come un albero senza radici” .

La storia salentina… nata dalla forte volontà di indipendenza dei suoi abitanti e dal sentito senso di appartenenza alle cose e ai fatti della propria terra … testimonia infatti la volontà di mantenere in vita e far conoscere tutte le sue tradizioni che emergono prepotenti in ogni campo; questa terra, adorata terra … così ricca di stratificazioni lasciate in eredità dagli antichi greci e dai romani, dai barbari invasori, dagli arabi conquistatori, dal cristianesimo… .

Ogni popolo, ogni Cultura che ha abitato la nostra terra ha contaminato ed arricchito della propria conoscenza chi già vi risiedeva, creando un incrocio di razze e costumi particolari che però hanno conservato specificità non riscontrabili altrove. Oggi di quelle specificità restano, appunto, solo le forti differenziazioni territoriali. Dovremmo quindi partire proprio dal nostro campanilismo storico, per cercare di trovare quegli elementi capaci di “unire il nostro popolo in Regione”: la Regione Salento. Ma… mi chiedevo ancora… come farà questa terra così maltrattata… disprezzata… ritenuta a lungo terra di nessuno e di tutti… dominata da popoli rapaci… abitata da cultori della bellezza… questa terra caratterizzata da uno sviluppo lento… ma proficuo… questa terra splendida odiata ed amata dal Nord, cercata d’estate ed ignorata d’inverno, questa terra… la mia terra… come si confronterà con i 150 anni dell’Unità d’Italia… se invece insegue il sogno di una sua autonomia a lungo cercata?

E penso ancora che l’unità d’Italia non c’entra, perché una volta che era stata raggiunta, erano rimaste nel nostro paese profonde divisioni e spaccature che ancora oggi ci trasciniamo dietro, con una forte differenziazione che non c’è solo tra le regioni settentrionali e quelle meridionali, ma spesso si riscontrano anche tra le diverse regioni, nelle province e pure tra comuni limitrofi.
Ma… allora… l’Italia… o meglio… il Salento… deve ristrutturare tutto, ho concluso… partendo dall’esistente poiché progettato e costruito male.

Potremmo partire da quel sano federalismo gia’ intuito dal Cattaneo….

• Quel federalismo che DOVRA’ vedere accantonati gli opposti ideologismi della destra e della sinistra e procedere intelligentemente e pragmaticamente, usando tonnellate di buon senso e dimenticando emotività, sterili campanilismi e rivalse superate dalla storia.
• Quel federalismo che solo potrà finalmente responsabilizzare e pertanto riscattare il Meridione, liberandone le migliori energie.
• Quel federalismo temuto irrazionalmente dal Meridione ma non solo, ora come clava propagandistica, ora come minaccia apocalittica del disgregamento della Nazione.
Dobbiamo tutti, nordisti e sudisti, politici e società civile, vecchi e giovani, prendere atto che con l’equilibrata e intelligente applicazione del federalismo, ne usciamo,ma che in caso contrario il nostro destino è segnato : da una parte il Nord e il Centro e dall’altra un Sud reietto e abbandonato a se stesso.

Ecco, avevo trovato finalmente… : la nascita della Regione Salento, in questo senso, poteva inserirsi in un progetto utopistico…forse, ma sensato e giusto. Un bel progetto di cui mi sono poi subito innamorata.
Una piccola Regione formata da persone che, avendo in comune caratteristiche quali la storia, la lingua, il territorio, la cultura, l’etnia, la politica, si identificano in una comune identità a cui sentono di appartenere legati dallo stesso sentimento di solidarietà.”

Ed improvvisamente mi sono sentita felice, perché….il progetto di Pagliaro e la storia della terra d’Otranto dopo l’unità d’Italia non erano più in contrasto tra di loro.

E si doveva partire proprio da lì:
 dalla vita economica e sociale (già allora, dopo l’unità d’Italia, Lecce andava famosa in tutta Europa avendo inviato alla “Mostra di Vienna” le squisite marmellate ricavate dal cotogno leccese)
 dall’artigianato..
 dalle industrie e commercio (curioso il fatto che già nell’800, dopo l’unità d’Italia..i commercianti salentini corrispondessero direttamente con ditte napoletane e straniere dislocate a Marsiglia, Trieste, Venezia e Corfù e nel momento della installazione della Cassa di Corte di Bari, la Deputazione delle Opere Pubbliche della Provincia di Lecce chiese di essere esentata da qualsiasi contribuzione in favore della Cassa di Bari, perché alla provincia non ne sarebbe derivata alcuna utilità dal momento che i suoi prodotti venivano negoziati alla borse di Napoli).
 dall ‘istruzione e dalla cultura. (in quel periodo Lecce e provincia si trovarono a beneficiare di una scuola “sublime” la quale costituiva il grado antecedente al conseguimento della laurea riservata comunque all’Università di Napoli. Ma a Taranto, all’interno dei seminari, per opera di Monsignor Giuseppe Capocelatro, fra le altre cattedre venne istituita anche quella di “agronomia”. Intorno al 1858 a Lecce alle cattedre del Reale Liceo si aggiunsero quella di Storia Naturale, Chimica e Farmacia, Antepratica e Medicina pratica , Materia medica, Anatomia e Fisiologia e Chirurgia. E finalmente anche Lecce ottenne la sua cattedra di Agronomia. Ed il 18 giugno 1869 nell’ex Monastero di Santa Chiara venne anche aperto a Lecce un Ateneo di Scienze legali che però dovette chiudere battenti dopo appena due anni di vita…)
 dalla lotta politica. (la borghesia unitaria e liberale leccese già in quell’epoca, nel 1861, aveva manifestato, attraverso il giornale “Il cittadino leccese” diretto da Errico Lupinacci, UNA VOLONTA’ DI RINNOVAMENTO e raccomandava per le elezioni municipali la scelta di uomini nuovi)…
 e l’elenco potrebbe continuare….ma ne parleremo nella sede giusta e al momento giusto

Ecco dr. Pagliaro. Partiamo da qui per costruire qualcosa di nuovo, visto che a lungo si parlerà nei prossimi mesi dell’importanza dell’Unità d’Italia. Analizziamo i risultati ottenuti dal nostro Salento, già Terra d’Otranto, in questi 150 anni di storia, e partiamo uniti, ma uniti davvero, per risollevare le sorti di questa nostra splendida terra che ha mille risorse…non per sopravvivere, come vorrebbero e come ad alcuni pare che sia, ma per vivere dignitosamente avvalendoci di tutto quello che la nostra bella terra riesce ad offrirci.
Sarò con te nella realizzazione del tuo ambizioso progetto, perché ci credo e perché so che tu veramente lo realizzerai.

19/07/2010
di Gina Pennetta

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