1500 persone in 3 mesi. Sono i numeri della mobilità attiva dell’Oncologico Giovanni Paolo II di Bari. Ciò vuol dire che 1500 persone, ogni 3 mesi, arrivano dalle altre province pugliesi, prevalentemente Brindisi e Taranto, per usufruire dei servizi che fornisce l’ospedale barese. Tradotto in moneta sonante vuol dire un milione e quattrocento mila euro di fatturato all’anno.
E in questa cifra non è compreso tutto ciò che avviene ambulatorialmente.
Alla fine dell’anno il fatturato totale dell’ospedale è di 14 milioni di euro. Una bella cifra, evidentemente ritenuta insufficiente per una struttura appena trasferita nella sede nuova di zecca, tanto da meritare un maxi-finanziamento di 18 milioni di euro da parte della Giunta Regionale pugliese. A tutto ciò si aggiunga l’attività di libero professionista all’interno delle mura ospedaliere. Si chiama Intramoenia e significa rivolgersi ad un medico che, esaurite le ore del turno, svolge attività privata usando le strutture pubbliche, “dividendo” così l’incasso con la Asl.
Ebbene all’oncologico di Bari, si paga esageratamente per un esame che in qualsiasi altra struttura pubblica e privata costa molto meno. Per una ecografia mammaria 94 euro e per altri esami si arriva a toccare punte da 112 e 143 euro. A fronte di una media regionale di 50 euro.
In più per ottenere l’esame in regime pubblico la prima prenotazione possibile è non prima della metà del 2012. In regime di intramoenia è immediato. E’ giusto che un malato paghi cifre così alte nell’ospedale barese che riceve grossi finanziamenti regionali?
Il tutto avviene mentre la sanità salentina viene falcidiata da un piano di rientro figlio di una cattiva e miope gestione politica, e tutti i fondi possibili si trovano solo per gli ospedali baresi: che ricambiano così: vessando due volte i cittadini, con costi altissime e liste d’attesa inaccettabili.
Se non fosse mera incompetenza sarebbe concorso in omicidio colposo di troppi pazienti.
10/05/2011
di Paolo Pagliaro
Movimento Regione Salento