«Vorrei più chiarezza! A distanza di due mesi non mi basta più fidarmi delle direttive date del Comitato Tecnico Scientifico nel “Documento sull’ipotesi di rimodulazione delle misure contenitive nel settore scolastico” datato Maggio 2020.
Sono trascorsi ben due mesi.
E per fortuna la realtà non è più quella apocalittica di qualche mese fa. Dunque perché non sono state fatte ricerche scientifiche che evidenzino l’evoluzione del virus?
Le mie preoccupazioni, oltre che per i danni che potrebbe provocare l’utilizzo della mascherina, nasce anche per le conseguenze psicologiche che potrebbe avere l’ambiente sul bambino. La scuola non può diventare una Caserma.
La corrente pedagogica dell’Attivismo Pedagogico pone proprio l’attenzione su questo concetto.
L’apprendimento non deve essere più di tipo passivo e nozionistico, bensì deve permettere allo studente di diventare artefice del suo apprendimento e di poter sviluppare le proprie capacità sperimentando, progettando, collaborando con i compagni. Dunque deve “contaminarsi”.

Non si può pensare ad una classe con le distanze di sicurezza.
Per i bambini della Scuola Primaria e della Scuola dell’Infanzia sono necessarie indicazioni chiare per i docenti e i genitori.
Se il virus dovesse ancora essere tanto pericoloso quanto prima di maggio, allora che vengano trovate delle misure necessarie perché i bambini e gli insegnanti possano stare vicini.
Per far sì che la vita scolastica venga vissuta con serenità, allora poi gli insegnanti dovranno fare in modo che gli studenti predispongano il setting scolastico insieme i primi giorni di scuola.
Colorare le mascherine, personalizzarle insieme, preparare gli ambienti con le varie regole da seguire.
Solo queste accortezze potrebbero rendere meno brutali le misure contenitive nel settore scolastico». Così Concetta Strafella Dip. all’Infanzia, all’Istruzione ed Empowerment della persona, Movimento Regione Salento di Galatina

Lecce, 3 agosto 2020

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