Compagno Turrisi, ti rispondo con entusiasmo,

perché ti considero il compagno di tante avventure, avventure ahinoi datate, ma che ricordo col sorriso, e con un pizzico di orgogliosa nostalgia.

Ricordo quando, su tua indicazione, scrivevo i tazebao e giravo il ciclostile per stampare i volantini del movimento Studentesco. Non so neanche, per la verità, se mi ricordi in modo nitido in quella fase della nostra vita. Hai qualche anno in più di me. Quel “qualche anno” che, da giovanissimi, rende il più adulto protagonista ed il più giovane ammirato gregario. Quel “qualche anno” che alla nostra età rende forse il più giovane un sognatore, ed il più anziano disincantato e distaccato.

Ma no, tu più distaccato dalle passioni travolgenti lo sei sempre stato. Tranne in una circostanza. L’apice della passione politica si sfogava in Vico Storto Carità Vecchia, da Frangiscu. Bere un mezzo quinto di vino e mangiare il panino con il sugo a 10 lire (quello con la carne costava molto di più), ci rendeva tutti uguali, tutti coetanei, era una sorta di “livella”, direbbe Totò..

Vedi Gianni, ti ricordo quella passione politica, quella purezza per dirti che io mi sento tornato a quei tempi nell’animo. Se l’agenda vuota si è riempita di questo fiume e perché forse si sono rotte le dighe dell’indifferenza, del disincanto, del distacco. Perdonami, forse si sono persino usurati i veli dello snobismo salentino, (grande salentino), e soprattutto leccese.

La sai una cosa? Non credo di essere risultato ai tuoi occhi “ossessivo” (anche se ti ringrazio per aver legittimato l’appeal delle mie idee rispetto alle performance della D’Addario), né credo che tu ritenga il tema “surreale”. Secondo me vivi semplicemente questa vicenda come una sorta di “invasione di campo”.  Mi disegni come una sorta di tarlo scalciante che si insinua fra un centrodestra, un centrosinistra, un cavallo pazzo che riempie di nulla bidoni già vuoti e che si prepara a vendere frigoriferi agli eschimesi. Invece io sento che tu pensi altro. Però ti devi fermare, e devi ricordare quando e come tutto è iniziato. La mia unica campagna elettorale era e resterà quella con cui fui eletto rappresentante d’istituto al Fermi con il C.A.S.A. (comitato autonomo studentesco alternativo), battendo una Figc (Federazione Italiana giovani comunisti) che già allora erano ingabbiati nella loro passione dai diktat del partito. Il mio movimento non è altro che una voglia di essere un impulso costante. Si, è vero, ho l’ambizione ed il sogno che nasca una nuova politica, ma non intorno a me. Vorrei che nascesse intorno ai nostri ragazzi, ai nostri figli, perché il loro destino non sia quello di scontare un gap rispetto al resto del mondo, come è accaduto a noi.

In nome di una vecchia amicizia, di una credo (e spero) reciproca stima, io ho da chiederti solo questo: non etichettare Telerama come un partito, la renderesti agli occhi di chi ti legge, faziosa, verticistica, strumentale. Ne mortificheresti le individualità, in qualche caso le eccellenze che ne hanno fatto la storia e ne costruiscono il presente. Sto costruendo il Movimento, insieme a tante altre persone entusiaste (al contrario delle cooptazioni bolsceviche), seguendo lo stesso schema culturale e pratico con cui ho costruito Telerama, questo si, è vero: cuore, passione, impegno, determinazione, tanto, tantissimo lavoro e voglia costante di far crescere e migliorare il nostro Salento. Ma questo è il mio modo di intraprendere ogni cosa, non ho altri approcci alla vita.

Centrodestra, centrosinistra, centrocentro e persino i neorepubblicani di Nucara (chi era costui?) possono stare tranquilli. Devono stare attenti solo ai temi che lanciamo, non alle nostre persone e alle nostre ambizioni.

Ah…quasi dimenticavo, un ultimo, piccolo assist alla vostra “pestifera” (che per me significa vivace e brillante) redazione. Piuttosto che Paolo Pagliaro da Arcore, se proprio dovete sfottere, provate con “Paolo Pagliaro da Campoverde”. Questione di stile, e di stalle.

Paolo Pagliaro

20 Centesimi 16/09/2010
di Paolo Pagliaro

 

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